Colombo, C. (2009) L’articolo 583 bis c.p. un illecito compiuto in nome della religione? Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, III (2). pp. 60-67. ISSN 1971-033X
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Abstract
Le mutilazioni degli organi genitali femminili rappresentano un tema tristemente attuale legato per “comodità” alle credenze religiose più arcaiche. Per questo motivo, l’articolo ha voluto, da subito, volgere uno sguardo, seppur breve, all’analisi antropologica, storica e medico-giuridica dell’argomento per poi considerare la legge n. 7 del 9/1/2006 (che ha attuato i principi della Dichiarazione e del Programma della IV Conferenza mondiale dell’ONU sulle donne - Pechino 1995, nonché le disposizioni degli artt. 2,3,32 della nostra Costituzione - tutelando le donne vittime di questo sopruso e dichiarando reato ogni “lesione o mutilazione genitale femminile, provocata in assenza di esigenze terapeutiche, al fine di condizionamento sessuale”, punibile con detenzione da 6 a 12 anni ) e l’art. 583 bis c.p. con il quale si è venuti ad applicare la linea “dura” per tutelare la salute e la dignità della donna sottoposta a mutilazione. In realtà, nel caso delle mutilazioni genitali femminili è chiaro come ci troviamo di fronte ad atti imposti su minori, atti che provocano danni fisici e psichici - qualificabili, ai sensi del nostro codice penale, come lesioni - atti che costituiscono una vera e propria violenza con conseguenze a volte irreversibili sul piano psichico e fisico e che oggi hanno ben poco a che fare con delle giustificazioni religiose, ma sicuramente con costumi vetusti e colmi di pregiudizi.
Item Type: | Article |
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Uncontrolled Keywords: | mutilazioni genitali femminili; diritti umani; multiculturalismo |
Subjects: | 300 Scienze sociali |
Depositing User: | Prof.ssa Raffaella Sette |
Date Deposited: | 07 Aug 2009 |
Last Modified: | 20 May 2010 12:02 |
URI: | http://eprints.bice.rm.cnr.it/id/eprint/1037 |
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