Benincasa, Fabrizio and De Vincenzi, Matteo and Fasano, Gianni (2019) Storia della strumentazione meteorologica, nella cultura occidentale. CNR Edizioni, Roma. ISBN 9788880803263
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Abstract
In questo breve percorso di storia degli strumenti per la meteorologia nel senso moderno, che possiamo fare iniziare alla fine della prima metà del XVII secolo con la scoperta della pressione atmosferica, ci siamo imposti due vincoli: parlare solamente dell’Occidente e parlare solamente di una ben precisa categoria di strumenti. Ovviamente strumenti per la meteorologia sono stati sviluppati da tutte le società umane a ogni latitudine e longitudine ma, a nostro avviso, nessuna è stata così prolifica e dinamica come quella occidentale. È a causa di questa “abbondanza” che ci siamo posti il secondo vincolo; ovvero fra le innumerevoli soluzioni tecniche per la misura dei vari parametri, prendere in considerazione solamente gli strumenti che nella loro continua evoluzione hanno percorso una strada che, sia pure in forme diverse, li ha fatti giungere fino a noi. Ciò premesso e consapevoli che la storia non si può fare se non si conoscono le persone che la determinano, vogliamo iniziare col parlare di Aristotele ovvero di colui che per primo ha osservato, con organicità, i fenomeni meteorologici. Dal IV secolo a. C. la meteorologia aristotelica ha condizionato per circa duemila anni l’interpretazione scientifica dei fenomeni atmosferici, avendo assunto Aristotele, nelle scienze, una autorità indiscutibile: ipse dixit. Si deve giungere al XVII secolo per iniziare una nuova era, nella quale il metodo galileiano afferma il primato delle misure sperimentali sulle deduzioni apodittiche, ma è con Evangelista che, con la scoperta sperimentale della pressione atmosferica (1644), si pongono le basi della meteorologia moderna. Fino alla seconda metà del XVIII secolo gli strumenti meteorologici consentivano solamente letture dirette. Ben presto si passò da strumenti indicatori a strumenti registratori; questi permisero di rilevare ininterrottamente l’andamento temporale delle principali grandezze atmosferiche, consentendo così studi secondo la moderna meteorologia e dando inizio alla climatologia. Dal XIX secolo lo studio degli strumenti meteorologici subì una accelerazione, grazie alla possibilità di realizzare la registrazione elettrica dei dati rilevati. Sul finire di detto secolo i diversi Osservatori Meteorologici iniziarono a sentire l’esigenza di usare apparecchiature e metodologie di rilevamento standardizzate: a tale scopo nel 1879 fu fondata l’Organizzazione Meteorologica Internazionale (OMI). Nel XX secolo l’ONU sostituì l’OMI con l’OMM, Organizzazione Meteorologica Mondiale (Ginevra, 1951); scopi di questa nuova istituzione erano, e sono: promuovere un sistema mondiale di osservazioni meteorologiche, favorire lo scambio di informazioni standard, sostenere la progettazione e la realizzazione di nuovi strumenti di misura e di monitoraggio dei parametri meteorologici. In questo secolo, negli anni settanta, si ebbe un ulteriore drastico cambiamento della struttura degli strumenti: si passò da quelli elettromeccanici, con registrazione analogica dei dati, a quelli elettronici con registrazione digitale. Oggi, grazie alla “rivoluzione elettronica”, con gli strumenti per misurare le grandezze meteorologiche tradizionali, sono disponibili anche quelli che, per il nuovo rapporto uomo-ambiente, consentono di misurare e monitorare l’atmosfera, il suolo e le acque, in relazione alle attività antropiche.
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