Delincuencia urbana y victimización de las víctimas

Zaffaroni, E. R. (2008) Delincuencia urbana y victimización de las víctimas. Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, 2 (3). pp. 6-22. ISSN 1971-033X

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Abstract

La popolazione mondiale si è andata concentrando nelle città e questo ha fatto sì che la vita si svolga prevalentemente nelle città, così come la criminalità. Questo tipo di delinquenza si proietta sulla popolazione attraverso i mezzi di comunicazione di massa, i quali costruiscono la realtà della delinquenza urbana (proiezione mediatica del fatto). I legislatori, i poteri esecutivi ed i responsabili politici rispondono non al fatto in sé, ma al fatto nella forma in cui esso è proiettato dai mass media, dato che questa è l'esigenza dell'opinione pubblica. Il potere punitivo si caratterizza per la strumentalizzazione della vittima (espropriazione o spersonalizzazione). Per cercare di risolvere questa situazione, lo stato ha cercato di occuparsi dei danni psichici da essa subiti, estendendo ai familiari il concetto di vittima. Tutte le indicazioni relative all'attenzione da riservare alle vittime hanno per oggetto il recupero della sua salute psichica, prestando speciale considerazione all'elaborazione del lutto. Quando la fase di elaborazione del lutto si interrompe, aumenta il rischio di accumulo di tensioni che può sfociare in una patologia psichica. La comunicazione di massa proietta come vittime solo alcune di esse, mentre le altre vengono ignorate (diventano invisibili). Nell'ambito delle vittime che possono essere mostrate, i mass media ne selezionano alcune, che vengono elevate alla categoria di eroe. I giornalisti e gli intrattenitori incitano questo tipo di vittima ad esprimere le proprie opinioni come se fosse un criminologo o un penalista esperto. Tali opinioni vengono proiettate (e percepite) come se fossero una verità scientifica e sono diffuse come tale dagli addetti alle comunicazioni di massa. Il successo è dovuto al fatto che il destinatario del messaggio, se la vittima possiede le caratteristiche necessarie (di classe, di linguaggio, di cultura, ecc.), si identifica con quest'ultima e con le sue manifestazioni. La vittima traumatizzata attribuisce la colpa alle autorità statali e alla loro inefficacia preventiva e repressiva. In questa situazione i politici cercheranno di trovare una soluzione alla realtà mediaticamente costruita sulla base delle opinioni della vittima/eroe, soluzione che non ha niente a che vedere con il fatto di criminalità urbana. In tal senso, la costruzione della vittima/eroe sta provocando anche la rovina della legislazione penale in tutta l'America Latina, dove per alcuni paesi (come l'Argentina e, in buona misura, il Brasile) si può affermare che non esiste più un codice penale, ma un insieme di norme incoerenti e contraddittorie. Anche se l'originalità del fenomeno della vittima/eroe ha bisogno di approfondimenti da effettuare comparando le differenti esperienze nazionali al riguardo, questo articolo propone, per ciò che concerne l'Argentina, un raffronto tra due casi analoghi per caratteristiche del crimine commesso e per diffusione e manipolazione mediatica, ma separati da settant'anni di tempo e avvenuti in contesti politici molto differenti. Si tratta di due sequestri a scopo di estorsione che hanno provocato la morte dell'ostaggio: il primo, il caso Ayerza, risale al 1932-1933, mentre il secondo è del 2004 ed è il più sfruttato dai mezzi di comunicazione di massa. Le similitudini fra i due casi sono le seguenti: 1) la vittima era un giovane universitario; 2) proveniente da una famiglia di alta posizione sociale; 3) idee politiche di destra; 4) ampia ripercussione mediatica continuata nel tempo; 5) richiesta di maggiore repressione alle autorità; 6) progetti di considerevoli riforme penali; 7) gli autori furono individuati e puniti in entrambi i casi; 8) gli eventi criminosi coincisero con momenti di crisi economica. Il primo caso, Ayerza, è relativo ad un sequestro avvenuto il 25 ottobre del 1932 ed il cadavere della vittima fu ritrovato il 21 febbraio del 1933. Il paese si trovava in momento di profonda crisi economica ed il governo era il risultato di elezioni fraudolente imposte da una dittatura militare. La vittima era un giovane studente appartenente ad una famiglia di classe sociale elevata che militava in una delle organizzazioni affini al fascismo (Legión Cívica). Il governo conservatore fu accusato di complicità, si richiesero pene severe, i camerati politici della vittima fecero sentire la loro voce, si promise vendetta e si reclamò il ristabilimento della pena di morte. Due mesi più tardi i responsabili, appartenenti ad una banda di sequestratori italiani (banda di Galiffi), conosciuta come la mafia argentina, furono arrestati. In questo caso, se la vittima/eroe fosse esistita sarebbe stata solamente la persona uccisa dal crimine. L'identità ideologica del sequestrato era dichiarata pubblicamente e l'organizzazione alla quale egli apparteneva manifestava la sua indignazione esaltando il nazionalismo, con discorsi di taglio discriminatorio, nei confronti della criminalità straniera. Il potere esecutivo reagì proponendo riforme repressive da inserire nel codice penale del 1921, rimettendo il progetto al Senato; nell'ambito del partito filogovernativo venne manifestato un chiaro rifiuto al progetto e quindi il codice penale restò intatto. Nel caso del 2004, il contesto e le conseguenze furono molto differenti proprio per effetto del fenomeno della vittima/eroe. La congiuntura politica era differente rispetto a quella del caso Ayerza poiché il governo era il prodotto di elezioni libere. La proiezione mediatica non esplose col sequestro, ma ebbe luogo a partire dal ritrovamento del cadavere della giovane vittima, la quale praticamente sparì dalla proiezione mediatica ed il ruolo principale fu assunto dal padre. Una differenza importante con il caso precedente riguarda la non militanza politica né della vittima né del padre (apoliticità). Il padre si circondò di alcuni consulenti i quali o erano stati legati alla dittatura del 1976-1983 o alla gestione politica del 1989-1999, pubblicamente indicata come corrotta. La vittima/eroe, all'inizio, aveva un appoggio mediatico molto ampio, capace di convocare concentrazioni di migliaia di persone, ma a poco a poco questa attenzione scemò poiché gli impresari mediatici negavano il loro sostegno; in più la vittima/eroe incorreva in errori politici, come quelli legati all'espressione di giudizi ritenuti non politicamente corretti. Il potere esecutivo non presentò nessun progetto di riforma penale al Congresso. Invece, il padre della vittima presentò suoi propri progetti al Congresso della nazione, che erano stati elaborati dai suoi collaboratori spontanei. Egli ricevette offerte opportunistiche da parte di vari politici per lanciare la sua candidatura, ma la figura del patriarca si esaurì fino a giungere ad un punto in cui venne assolutamente ignorato dai mass media. Così, la costruzione della vittima/eroe si presenta come un mezzo efficace di destabilizzazione delle istituzioni democratiche per opera di minoranze, invitando alla consacrazione di eroi paternalistici estranei alla politica democratica ed ai partiti politici ed introducendo valori contrari alla solidarietà, all'uguaglianza, alla libertà ed alla stessa democrazia pluralistica. Le istituzioni democratiche hanno perso le loro capacità di reazione e di difesa, arrendendosi davanti alle minacce della vittima/eroe. Si tratta di un fenomeno nuovo che non solo provoca caos nell'ambito delle legislazione penale ed in quello di qualunque politica criminale razionale e democratica, ma sacrifica anche la salute mentale della vittima. In sintesi:  sta crescendo una marcata tendenza alla manipolazione di alcune vittime mediante la loro elevazione alla condizione eroica;  tale manipolazione produce risultati che mettono in pericolo lo stato di diritto; la comunicazione provoca un sollievo passeggero alla vittima, ma in realtà si creano delle situazioni di nuova vittimizzazione o di cinismo vittimizzante. La population mondiale se concentre davantage dans les villes et ceci a fait en sorte que la vie se déroule principalement dans les villes, tout comme la criminalité. Ce type de délinquance se projette sur la population par le biais de moyens de communication de masse, qui construisent la réalité de la délinquance urbaine (projection médiatique du fait). Les législateurs, les pouvoirs exécutifs et les responsables politiques ne répondent pas au fait en soi, mais au fait dans la forme dans laquelle il est projeté par les médias, vu que celle-ci est l'exigence de l’opinion publique. Le pouvoir punitif se caractérise par l’instrumentalisation de la victime (expropriation ou dépersonnalisation). Pour chercher à résoudre cette question, l'état a essayé de s'occuper des dommages psychiques subi par elle, en étendant aux membres de la famille le statut de victime. Toutes les indications relatives à l’attention particulière qu'il convient de réserver aux victimes ont pour objet la récupération de sa santé psychique, en accordant de l’intérêt à l’élaboration du deuil. L’interruption de la phase d'élaboration du deuil peut augmenter le risque de cumuler la tension et d’aboutir à une pathologie psychique. La communication de masse projette comme victimes seulement quelques-unes d’entre elles, tandis que les autres sont ignorées (elles deviennent invisibles). Parmi les victimes qui peuvent être montrées, les médias en sélectionnent certaines, qui sont élevées à la catégorie de héros. Les journalistes et les présentateurs télé incitent ce type de victime à exprimer ses opinions comme si elle était une criminologue ou une pénaliste expérimentée. Ces opinions sont projetées (et perçues) comme si elles étaient une vérité scientifique et elles sont diffusées comme telles par les médias. Le succès est dû au fait que le destinataire du message, si la victime possède les caractéristiques nécessaires (de classe, de langage, de culture, etc), s'identifie avec cette dernière et avec ses manifestations. La victime traumatisée attribue la culpabilité de ce qui s’est passé aux autorités étatiques et à l’inefficacité des mésures préventives et répressives. Dans cette situation les politiciens chercheront à trouver des solutions à la réalité construite médiatiquement. Dans ce sens, la construction de la victime/héros provoque même la ruine de la législation pénale dans toute l’Amérique Latine, où à propos de quelques pays (comme l'Argentine et, en bonne mesure, le Brésil) on peut affirmer qu'il n'existe plus un code pénal, mais un ensemble de règles incohérentes et contradictoires. Même si l'originalité du phénomène de la victime/héros a besoin d'approfondissements ultérieurs en comparant les différentes expériences nationales, cet article propose, pour ce qui concerne l'Argentine, une comparaison entre deux affaires similaires pour caractéristiques du crime commis et pour diffusion et manipulation médiatique, mais separées de soixante-dix ans l'une de l'autre et produites dans des contextes politiques très différents. Il s'agit de deux séquestrations à fin d'exaction qui ont provoqué la mort des otages : la première, l’affaire Ayerza, remonte aux années 1932-1933, pendant que la seconde s'est produite en 2004 et elle a été le plus exploitée par les moyens de communication de masse. Les similitudes entre les deux affaires sont les suivantes : 1) la victime était un jeune universitaire ; 2) provenant d'une famille de rang social élevé; 3) idées politiques de droite ; 4) vaste répercussion médiatique continuée dans le temps ; 5) demande aux autorités d'une plus sévère répression ; 6) projets d'importantes réformes pénales ; 7) les coupables des deux séquestrations furent découverts et punis ; 8) les évènements criminels coïncidèrent avec de périodes de crise economique. La première affaire Ayerza concerne une séquestration commise le 25 octobre de 1932 et le cadavre de la victime fut retrouvé le 21 février de 1933. Le pays était plongé dans une crise économique profonde et le gouvernement était la conséquence d'élections frauduleuses imposées par une dictature militaire. La victime était un jeune étudiant appartenant à une famille de rang social élevé qui militait au sein d'une organisation analogue au fascisme (Legión Cívica). Le gouvernement conservateur fut accusé de complicité, des peines sévères furent demandées, les camarades politiques de la victime firent sentir leurs voix, une vengeance fut promise et le rétablissement de la peine de mort fut exigé. Deux mois plus tard, les coupables, appartenants à une bande de ravisseurs italiens (bande de Galiffi), connue comme la mafia argentine, furent arrêtés. Dans ce cas, si la victime/héros avait existée, elle aurait été seulement la personne tuée par les criminels. L'identité idéologique de l'otage était publiquement déclarée et l'organisation à laquelle il appartenait, manifestait son indignation en exaltant le nationalisme, avec des discours discriminatoires, vis-à-vis de la criminalité étrangère. Le pouvoir exécutif réagit en proposant des réformes répressives à insérer dans le code pénal de 1921, en remettant le projet au Sénat ; au sein du parti lié au gouvernement fut exprimé un clair refus de ce projet et donc le code pénal resta intact. En ce qui concerne l'affaire de 2004, les conséquences furent très différentes justement à cause de l'effet du phénomène de la victime/héros. La conjoncture politique était différente par rapport à celle de l'affaire Ayerza puisque le gouvernement était le produit d' élections libres. La projection médiatique n'explosa pas au moment de la séquestration, mais elle eut lieu à partir de la découverte du cadavre de la jeune victime, laquelle pratiquement disparut de la projection médiatique et le rôle principal fut assumé par le père. Une différence importante avec l'affaire précédente concerne le non - militantisme politique de la victime et du père (apolitisme). Le père s'entoura de quelques conseillers lesquels ou étaient liés à la dictature de 1976-1983 ou à la gestion politique de 1989-1999, publiquement indiquée comme corrompue. Tout d'abord, la victime/héros avait un très vaste appui médiatique, capable de convoquer des milliers de personnes, mais au fur et à mesure que le temps passait, cette attention se réduisit puisque les entrepreneurs médiatiques niaient leur soutien ; en plus la victime/héros encourait des erreurs politiques, comme celles liées à l'expression de jugements considérés non politiquement corrects. Le pouvoir exécutif ne présenta aucun projet de réforme pénale au Congrès. Au contraire, le père de la victime présenta ses propres projets au Congrès de la nation, projets qui étaient élaborés par ses collaborateurs spontanés. Il reçut des offres opportunistes de la part de divers politiciens pour lancer sa candidature, mais la figure du patriarche s'épuisa au point où il fut absoluement ignoré par les médias. Ainsi, la construction de la victime/héros devient un moyen efficace de déstabilisation des institutions démocratiques opérée par des minorités, en invitant à la consécration de héros paternalistes qui n'ont rien à voir avec la politique démocratique et avec les partis politiques et en soutenant des valeurs contraires à la solidarité, à l'égalité, à la liberté et même à la démocratie pluralistique. Les institutions démocratiques ont perdu leurs capacités de réaction et de défense, en se rendant devant les menaces de la victime/héros. Il s'agit d'un phénomène nouveau qui ne provoque pas seulement du chaos dans le domaine de la législation pénale et dans celui de quelconque politique criminelle rationnelle et démocratique, mais qui sacrifie aussi la santé mentale de la victime. En synthèse :  une tendance à la manipulation de quelques victimes par le biais de leur élévation à la condition héroïque va augmenter;  telle manipulation produit des résultats qui mettent en danger l'état de droit ;  la communication apporte un soulagement passager à la victime, mais en réalité des situations nouvelles de victimisation ou de cynisme victimisant se produisent. The world’s population and citizen’s lives are meanly concentrated in cities, so also the criminality is located there. Mass media influence this type of crimes and built a reality of urban delinquency. Legislators, the executive power and politicians reply not to real events, but to news as described by mass media, because this is what the public opinion is. The punitive power is characterized by the victim’s exploitation (expropriation, depersonalization). To resolve this situation, the central State has tried to care for victims’ psychic damages and so it has extended the concept of “victim” to all his family. All the guidelines shoot for the victim’s psychic health and his or her recovery, in particular the process of recovering from a loss. When this processing ends, the risk of tension’s amassing increases and it may turns into a psychic pathology. The mass media shows only a few victims, whereas the other one goes ignored (they became invisible). This victims become heroes. Journalists and performers instigate this victims to talk about their emotions and feelings like a criminologists or a criminal lawyer. These opinions are understood (and perceived) like a scientific truth by mass media’s insiders. The audience may identify itself with the victims if they have distinctive features (for example language, culture,…). Traumatized victims blame the government and their preventive and repressive ineffectiveness. Politics try to search for a solution about the reality “built” by mass media and victim/hero’s opinions, in fact this reality doesn’t coincide with the urban delinquency. The victim/hero ruin the legislation in South America, where in some countries (like Argentina and Brazil) there isn’t a criminal jurisdiction, but only inconsistent and contradictory lows. The concept of victim/hero needs more research, also by comparing different national experiences. This article speaks about the comparison between two different crimes (kidnapping) which happened in Argentina; they are similar because the crime’s feature and mass media manipulation, but they differ in stretch and political context. These two kidnappings caused the hostages’ death: the first, the Ayerza case, happened in 1932-1933, the second happened in 2004. The two episodes are similar because: 1) the victim was a young University student; 2) he comes from a family that had an high social position; 3) Right Wing political ideals; 4) mass media presence during the time; 5) the general demand for more authority repression; 6) a plan about a criminal jurisdiction reform; 7) the crimes’ perpetrators were punished; 8) the coincidence between crimes and economic crisis. The first crime, Ayerza, is about a kidnapping which happened on the 25 of October 1933. The body was found on the 21 of February 1933. In Argentina at the time there was a complex economic crisis and also a military dictatorship. The victim was a young University student, his family had an high social position and he was a member of the local fascist movement (Legión Cívica). The Conservative Government was accused of complicity, the people asked for more severe punishment, Legión Cívica’s militants asserted their selves, revenge was promised and the death penalty was requested. Two months later, criminals, that belonged to an Italian gang (Galiffi’s Gang), were arrested. The kidnappers’ political identity was known, so the victim’s political organization exalted nationalism and delivered speeches about foreign criminals. The executive power reacted by suggesting repressive reforms in Penal Code, but it never passed on because the Senate did not approved it. In 2004, the social and historical context and the consequences were different because of the “victim/hero phenomenon”. Besides, the political situation was dissimilar because there were free and fair elections. Mass media attention shifted when the body was found from the victim to his father who assumed the major role of the new victim. Father and son did not belong to a political party, this is an important difference in comparison with the other event. The father surrounded himself with consultants linked to the dictatorship in 1976-1983, or to the corrupt political control in 1989-1999. At the beginning, the victim/hero had an ample support, but little by little the attention stopped because mass media’s directors refused to help him; the victim/hero, also, made a lot of political mistakes. The political power did not present any reforms in Penal Code. The victim’s father suggested reforms to the Congress worked out by his collaborators. He received proposals by politicians to become a candidate, but during the time he disappeared. So, the victim/hero “construction” may destabilize democratic state institutions by introducing values contrary to solidarity, equality, freedom, democracy. The democratic institutions have lost their faculties of reaction and defence and they resigned their self to victim/hero’s threats. It is a new phenomenon that cause problems in criminal jurisdiction and in criminal policy, but it sacrifices victim’s mental health. Summarizing: - an handling made by victims through their role of heroes is increasing; - this handling could put in danger the State; - the communication causes a momentary relief for the victim, but it could provoke a new victimization.

Item Type: Article
Uncontrolled Keywords: delinquenza urbana; vittime
Subjects: 300 Scienze sociali
Depositing User: Prof.ssa Raffaella Sette
Date Deposited: 22 Dec 2008
Last Modified: 20 May 2010 12:01
URI: http://eprints.bice.rm.cnr.it/id/eprint/706

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