EFFETTI GEOMORFOLOGICI INDOTTI NELL’APPENNINO MERIDIONALE DAGLI EVENTI SISMICI DEL 1805, 1930 E 1980

Porfido, Sabina and Esposito, E. and Tranfaglia, G. and Pece, R. and Serva, L. and Vittori, E. (2004) EFFETTI GEOMORFOLOGICI INDOTTI NELL’APPENNINO MERIDIONALE DAGLI EVENTI SISMICI DEL 1805, 1930 E 1980. In: GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 07.18, novembre 2004, Roma , Italia.

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Abstract

Per una corretta analisi della valutazione dell’hazard sismico di una regione è di fondamentale importanza il riconoscimento, l’analisi ed il censimento degli effetti sismoindotti. Ciò rappresenta un metodo innovativo per la definizione della vulnerabilità del territorio, tenendo conto infatti, degli effetti indotti sull’ambiente dai terremoti storici, come di quelli recenti, si può ipotizzare, una pianificazione degli interventi atta alla mitigazione degli stessi in prospettiva futura. Strutture tettoniche superficiali attivate in occasione di terremoti con moderataelevata energia (M > 5) possono provocare modificazioni geomorfologiche più o meno permanenti nel paesaggio. I più comuni effetti geomorfologici indotti da un evento sismico possono essere: le fagliazioni superficiali (primary ruptures,secondary ruptures), i fenomeni di liquefazione (sand blows, dykes, sills, lateral spreads, soft-sediment deformation), i fenomeni franosi (rock fall, topples, slides,flow, sackung..), le variazioni idrologiche (river flow changes, spring flow changes, chemical/ physical changes) e gli tsunamis. Per l’Appennino meridionale è stato intrapreso uno studio sistematico degli effetti indotti sull’ambiente fisico innescati da alcuni tra i più forti terremoti che hanno colpito il Molise, la Campania, la Puglia e la Basilicata: il terremoto del 26 luglio 1805 (Molise I = IX MCS, M = 6.8), il terremoto del 23 luglio 1930 (Irpinia I = X, M = 6.7) ed il terremoto del 23 novembre 1980(Campania-Lucania I = X MSK, M = 6.9). Per la ricerca degli effetti geomorfologici indotti dagli eventi sismici è stato adottato un approccio multidisciplinare, che ha visto il coinvolgimento di specifiche competenze geologiche, sismologiche e storiche. Per il terremoto più antico (1805) si è operato attraverso la raccolta e l’analisi critica della bibliografia e del patrimonio documentario esistente, e contestualmente il recupero di nuove fonti, possibilmente originali e coeve all’ evento sismico in esame. Per gli eventi sismici del XX secolo(1930 e 1980), ci si è basati soprattutto su una vasta bibliografia a carattere tecnicoscientifico,integrata dall’analisi delle fotoaeree, da nuovi rilevamenti sul terreno, e da testimonianze dirette. (Esposito et al., 1987; Esposito et al., 1998; Blumetti et al.,2002; Porfido et al., 2002) Sono stati riconosciuti e censiti un elevato numero di fenomeni sismoindotti,soprattutto fenomeni di fratturazioni al suolo, fenomeni franosi e variazioniidrologiche, nonchè fenomeni di liquefazione, che hanno permesso di analizzarne la distribuzione degli stessi rispetto alla distanza dalla faglia, e rispetto alle intensità osservate nei vari siti. Sono state individuate relazioni tra intensità, numero di effetti e distanze dall’epicentro, valide per l’Appennino meridionale e confrontate con quelle individuate da Keefer (1984) e Rodriguez et al. (1999) per i maggiori terremoti avvenuti nel mondo (Esposito et al., 1998; Porfido et al., 2002).

Item Type: Conference or Workshop Item (Paper)
Uncontrolled Keywords: Appennino Meridionale, terremoto 1805, terremoto 1930, terremoto 1980, effetti al suolo, effetti primari, effetti secondari
Subjects: 500 Scienze naturali e Matematica > 550 Scienze della Terra
Depositing User: dr Sabina Porfido
Date Deposited: 13 May 2009
Last Modified: 12 Oct 2010 10:05
URI: http://eprints.bice.rm.cnr.it/id/eprint/869

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